Non chiamateci piccioncini

Shirley Smith è tornata a travolgere tutto e tutti in questo secondo libro. Si è fidanzata con Simone, un bel ragazzo dall'animo gentile che la ama teneramente e che deve sopportare i suoi cambi d'umore se qualcuno comincia a vezzeggiarli e a prenderli un po’ in giro quando sono insieme, e non solo. In questi nuovi racconti Shirley, che non è più considerata una ragazzina, viene infatti perseguitata da una serie di nomignoli che ai più farebbero piacere mentre a lei non vanno proprio giù. Si passa cosi dall'odio di una professoressa che le abbassa i voti, invidiosa della sua relazione felice, a un bambino in spiaggia che le fa smorfie e linguacce ignaro della punizione in arrivo, fino a una malcapitata cameriera che si troverà stesa sul pavimento un po’ per destino e un po’ perché Shirley, simpatica birbante, non perdona.
"Non chiamateci piccioncini" risulta leggero e divertente. Scriverlo, cosi come per il primo, mi ha fatto divertire e altrettanto mi auguro diverta i lettori che scopriranno o continueranno a seguire Shirley e le sue storie.

L'Incipit
"ANTICA, SEVERA E PRECISINA"


A settembre, quando iniziò l'anno scolastico, con molto dispiacere io e i miei compagni di classe venimmo a sapere che la professoressa Cardini, per motivi di salute, aveva dovuto lasciare la cattedra per un periodo imprecisato e una nuova professoressa ci avrebbe insegnato italiano e storia. Il preside venne nella nostra classe ad informarci della questione, ci raccomandò di accogliere la nuova prof. con il dovuto rispetto e di comportarci diligentemente per tutto l'anno e, mentre qualcuno soffocava uno sbadiglio durante il lungo sermone del preside, la nuova prof. fece la sua comparsa entrando irrimediabilmente a far parte delle nostre vite. Un mormorio si diffuse nella classe, tutti bisbigliavano qualcosa all'orecchio del compagno di banco mentre guardavamo con stupore la prof. Non c'erano molte parole per descriverla e credo che a tutti venisse in mente un solo aggettivo: antica. Antica più delle piramidi e delle mummie egiziane che riposavano nei musei; antica più dei dinosauri e del Big Bang; antica come quel paio di orecchini grossi e orrendamente decorati che qualcuno mi aveva regalato quando nacqui, credendo forse che un giorno sarebbero ritornati di moda i monili usati dalle donne all'età della pietra! Ma questa è un'altra storia... «Ragazzi, silenzio per favore» esordì il preside, che a sua volta guardava con sospetto l'abbigliamento della prof. «Adesso, tutti insieme, date il benvenuto alla professoressa Martelletti, la vostra nuova insegnate di lettere». Una nenia indistinta si levò dalla classe: «Benvenuta professoressa Martelletti» mentre dietro di me sentii chiaramente Luigi che diceva "chissà dove ha lasciato il sarcofago". «Bene, ragazzi, adesso vi lascio al vostro primo giorno di lezione e vi auguro un buon anno scolastico» esclamò il preside uscendo dalla classe e sorridendoci mentre noi lo guardavamo un po' turbati dall'arrivo di una prof. così... Antica! Ve l'ho detto che non c'erano altre parole per descriverla, almeno fino a quel momento. Cominciammo a fissare la professoressa Martelletti che dal canto suo prese la sua borsa alla Mary Poppyns e si accomodò alla cattedra. Con estrema meticolosità sistemò davanti a sé il registro, alla sua destra un blocco di fogli per gli appunti e in bell'ordine una gomma, una matita, una penna nera e una rossa, alla sua sinistra posò una bottiglietta d'acqua con un bicchiere di plastica capovolto sopra e alla fine tirò fuori il libro di testo e un altro librone di dimensioni inimmaginabili, come se tutto il sapere dell'umanità vi fosse racchiuso. Vi ho descritto con esattezza come la prof. dispose quel giorno tutto ciò che le occorreva sulla cattedra, perché presto ci rendemmo conto che era quello che faceva prima di ogni lezione, sempre seguendo lo stesso ordine. Tutti noi la guardavamo un po' perplessi nei nostri banchi su cui regnava una confusione di diari, penne e quaderni e sentii Luigi bisbigliare al suo compagno di banco: "È pure una precisina! Quest'anno la vedo brutta e anche lei la vedo brutta". Luca non riuscì proprio a trattenere una risatina, la Martelletti alzò lo sguardo e, spaziando con lo sguardo sulla classe, sentenziò: «Pretendo un silenzio assoluto durante le mie ore». Ci irrigidimmo tutti sulle sedie. Antica, precisina e severa, questo non era certo un bel cocktail in un insegnante. Il rapporto tra noi e lei era iniziato male e non lasciava filtrare nemmeno la speranza di un miglioramento. Io intanto continuavo ad osservarla, proprio non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
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